giovedì 24 gennaio 2008

Per antonomasia

Cinque anni fa se ne andava l'Avvocato per antonomasia, Giovanni Agnelli.
Nonostante la sterminata bibliografia su di lui, la ricca anedottistica, i tanti ricordi di lui raccontati da amici e parenti, chi fosse per davvero l'Avvocato per me rimane un gran mistero.
Percio' il mio ricordo di lui non conterra' una biografia: chi era, cosa ha fatto, i suoi rapporti con la Fiat, con gli operai...non lo comprendo a pieno e non mi esprimo.
C'e' chi, ancora oggi, si riempe la bocca di "l' Avvocato sarebbe orgoglioso di questo e quello...". Io non lo so e mi riservo di dubitare di tanti esegeti del suo pensiero.
La Juventus e' quella cosa che fa si' che anche io abbia avuto un rapporto personale con Gianni Agnelli. Non che ci siamo mai visti o conosciuti. Non che lui sapesse della mia esistenza. Ma io si'. Mio padre mi aveva spiegato che era quel signore dall'aspetto antico, quasi eterno, a guidare le sorti della mia Juventus. E a me sembro' giusto. Naturale. Che quell'uomo fosse il padre della Juventus e degli juventini come mio padre fosse mio padre. Mio padre per me, l'Avvocato per gli juventini e Dio per tutti. Forse il suo aspetto rimandava a un' iconografia divina per la mia percezione di bambino ma non vi era niente di piu' naturale per me che considerare quell'uomo come la Juventus.
La cosa buffa e' che crescendo le cose non cambiarono. Misi in discussione l'autorita' paterna, feci a cazzotti con l'autorita' divina, ma nulla turbo' i miei rapporti con l'autorita' juventina. Gli anni del liceo, vissuti da sognatore rivoluzionario, contro ogni potere. Gli anni delle disillusioni, del nichilismo. Non lo riguardarono. La Juventus fu sempre il mio buen retiro, la cosa vera, la passione inspiegabile, quella che mi faceva brillare gli occhi. E la Juventus era lui, indiscutibilmente.
Credo che la questione fosse lo stile. Nulla di piu' volatile, direte voi. In tempi di qualunquismo come questi, forse si': ognuno ha il suo stile e pazienza. Ma io credo allo stile per antonomasia. E lo riconosco in Giovanni Agnelli. Non soltanto nella sua memorabile ironia, nella sua capacita' di spiazzarti, di farti cogliere un altro, piu' importante, aspetto del problema, nella sua abilita' di oratore. Ma anche nell'opera. Sopratutto nella Juve, per quanto mi riguarda. Nel creare qualcosa di cosi' trasversale, amato da gente di ogni genere e classe sociale. Nel suo rapporto con tutta questa gente. Non si sarebbe mai permesso, lui, di fare il petroliere e anche l'ecologista. Sapeva qual era il suo posto, i limiti e i vincoli che gli imponevano la sua posizione. Sapeva di non poter essere amato da tutti, padroni e operai, destra e sinistra. Ma comprendeva il conflitto sociale con rispetto e con stile, appunto, senza sfoggio filantropico e senza velleita' da imperatore. Giovanni Agnelli non volle essere re. Ma mantenne l'eleganza, lo stile e il rispetto di un principe. E anche la dolce vita, va detto. Naturalmente senza mostrare, con discrezione. A proposito di principe, conosceva, credo bene, il machiavellismo. Non il suo aspetto degenere ma i pregi di un realismo stoico, che accetta le difficolta' dei rapporti nella vita, senza cibarsi di un falso e pericoloso idealismo.
Per essere amato da tutti, per essere re, per essere romantico, l'Avvocato scelse la Juventus. E non posso che essergliene grato. Perche' quelle sue qualita' che ho esposto prima sono il fondamento dello stile Juve, che ci ha fatto andare fieri per tanto tempo.
Chi fosse poi l' Avvocato come persona, all'interno di quello stile, per me rimane mistero. Imperscrutabile. Percio' non so di cosa sarebbe orgoglioso.
Luca Cordero di Montezemolo dice che sarebbe orgoglioso di questa Juventus, quella che ieri sera ha rischiato una figuraccia con l'Inter (come sempre poi sventata, per fortuna), quella della serie B, della non-difesa di Zaccone, dei saldi all'Inter, del ricorso al Tar cancellato per ordine suo, della Coppa Italia come obiettivo. Non lo so. Io non credo, ma non mi cimento. Se non ricordo male pero', l' Avvocato non era affatto orgoglioso della Juve targata Lcdm, con Maifredi in panchina, che prese 5 pappine dal Pescara. E non fu orgoglioso di dovere inviare una testimonianza ai Pm torinesi che indagavano su presunte irregolarita' nell'acquisto, da parte della dirigenza montezemoliana, di Dino Baggio.
Del Piero dice invece che con l'Avvocato non saremmo finiti in B. Probabilmente si', credo che in quel caso con orgoglio avrebbe testimoniato sulla realta' dei fatti.
Perche' la Juve, lui diceva che una parola che inizia con la J di Juventus si emozionava a pronunciarla. Come me. Come tanti. Non avrebbe fatto soffrire chi condivideva questa emozione, per mero calcolo politico. Perche' il suo stile, che e' l'unica cosa che mi pare di conoscere, era quello.
E ora che mi sono riconciliato definitivamente con mio padre, che comincio a venire a patti con Dio, quello che mi manca e' proprio lui. Mi manca la mia Juventus.
La Juventus per antonomasia.

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